Gemellaggi:per proteggere la biodiversità
Oggi ho deciso di scrivere codesto articolo non per fare concorrenza ad altri siti web di mia conoscenza, ma per difendere la biodiversità in Amazzonia e promuovere lo sviluppo sostenibile.
Al contrario a come molte persone potranno pensare,io in quello che scrivo ci metto amore
e passione e spero che nessuno dei miei conoscenti,leggendolo,si indigni e si
impermalisca, perchè ciò che leggerete tra queste righe è solo frutto del mio amore per la natura.
Avrei voluto raccontare delle esperienze in ambito scolastico, ma non voglio rovinare nessun rapporto nella mia scuola,(ne ho rovinati già abbastanza) perchè l'amicizia viene prima di tutto.
Innanzitutto:che cos'è lo sviluppo sostenibile?Lo sviluppo sostenibile è un atteggiamento che non crea danni alle generazioni future,rispettando la biodiversità e valorizzando i nostri prodotti locali.Non è per niente facile capire cosa vuol dire "sostenibilità" per una ragazza come me che vive bene ed ha da mangiare e da bere. Ma,leggendo un'intervista di una scrittrice e capendo la sua esperienza di volontariato in Africa,ho capito il valore di tale parola:
Al contrario a come molte persone potranno pensare,io in quello che scrivo ci metto amore
e passione e spero che nessuno dei miei conoscenti,leggendolo,si indigni e si
impermalisca, perchè ciò che leggerete tra queste righe è solo frutto del mio amore per la natura.
Avrei voluto raccontare delle esperienze in ambito scolastico, ma non voglio rovinare nessun rapporto nella mia scuola,(ne ho rovinati già abbastanza) perchè l'amicizia viene prima di tutto.
Innanzitutto:che cos'è lo sviluppo sostenibile?Lo sviluppo sostenibile è un atteggiamento che non crea danni alle generazioni future,rispettando la biodiversità e valorizzando i nostri prodotti locali.Non è per niente facile capire cosa vuol dire "sostenibilità" per una ragazza come me che vive bene ed ha da mangiare e da bere. Ma,leggendo un'intervista di una scrittrice e capendo la sua esperienza di volontariato in Africa,ho capito il valore di tale parola:
Intervista
Ilaria Goffredo è una ragazza di soli 24 anni, eppure non è come tutte le altre,
qualcosa la caratterizza: forse l’essere già moglie e madre di due bambini alla
sua età o forse il suo grande amore per l’Africa, un paese che le è entrato nel
cuore dopo un’esperienza di volontariato.
Ciao Ilaria, ti va di raccontarci di te? Come hai iniziato a
scrivere?
Ciao a tutti! A dire la verità non ho iniziato a scrivere dall’oggi al
domani. Sin da piccola adoravo creare personaggi e storie. Davo sfogo alla mia
voglia di scrivere anche durante i temi in classe, tant’è che il professore di
italiano si lamentava sempre che fossero troppo lunghi! Con il tempo e le
esperienze della vita, i miei scritti si sono arricchiti di sentimenti e
sfumature emozionali che una bambina non può conoscere, ma anche degli eventi
che cambiano il nostro mondo e la nostra realtà. L’estate scorsa poi, quasi per
gioco, ho iniziato a scrivere un romanzo e sono rimasta stupita da quanto la mia
penna avesse sete di scrivere, di raccontare e di far emozionare gli altri. A
oggi ho scritto diversi romanzi che sono in attesa di pubblicazione.
Amore e guerra è il romanzo che esprime in tutto e per tutto
il tuo amore per l’Africa. In realtà questa tua passione ha origini più
profonde… ci racconti brevemente la tua esperienza di
volontariato?
Sì, questa passione è nata inaspettatamente nel 2005, quando
un’associazione ONLUS di Taranto ha proposto agli studenti più bravi della mia
scuola superiore di partire per un mese di volontariato in Kenya. A dire la
verità all’inizio avevo accettato più per la curiosità di visitare un altro
continente e per la mia passione per i viaggi e l’avventura. Quando però mi sono
ritrovata in quella realtà, ho capito che quello sarebbe stato per me qualcosa
di più di un semplice viaggio. Ho lavorato come insegnante in una scuola di
Malindi e a parole non si possono descrivere la gentilezza incondizionata degli
studenti, la povertà indicibile che ho visto per le strade, la sete di vita di
quel popolo, la natura selvaggia e incontaminata e, soprattutto, gli sguardi dei
bambini. Tutto il mio mondo è cambiato quando ho incontrato quegli occhi, ho
rimesso in gioco le mie sicurezze e le mie priorità, le mie comodità di “ricca”
cittadina del nord del mondo, le responsabilità dei bianchi nella povertà degli
africani. Credo che tutti dovrebbero andare in Africa almeno una volta nella
vita.
Amore e guerra narra la storia di una giovane educatrice
italiana, siamo nel 1994, in Rwanda: quanto ti riconosci in questo
personaggio?
Ho creato il personaggio di Siria partendo dalle emozioni che ho provato
direttamente in Africa e quindi ritrovo in lei l’amore per i bambini
dell’orfanotrofio e per una terra che soffre ingiustamente, la voglia di dare il
proprio contributo per cambiare almeno in parte il mondo e la disponibilità ad
ascoltare gli ultimi. Ma Siria non è solo questo: Siria è anche una donna
coraggiosa che si ritrova improvvisamente a rischiare la vita in un paese
straniero e dimostra coraggio e determinazione di fronte agli avvenimenti
crudeli di un conflitto. Non so quante persone riuscirebbero a trovare una tale
forza: credo che bisognerebbe viverlo per capire realmente.
Alcune delle vicende narrate nel tuo romanzo sull’Africa sono eventi
che realmente hai vissuto?
Certo, gli eventi vissuti sulla mia pelle sono sicuramente quelli narrati
nell’orfanotrofio dove Siria lavora, perché anch’io ho vissuto lo sconcerto per
una realtà tanto diversa dalla nostra che si è tramutato poi nella volontà di
dedicarsi completamente alla gente di un continente così meraviglioso. E poi
naturalmente i paesaggi, i colori, i profumi, i suoni e la vivacità dell’Africa
che troverete nel libro sono direttamente tratti da ciò che ho visto e
sentito.
Qual è l’evento che maggiormente ti ha toccata nella tua esperienza
missionaria?
Un pomeriggio io e i miei compagni di viaggio partecipammo ad un’escursione
in un orfanotrofio nella località di Gede, a pochi chilometri da Malindi. È lì
che vidi veramente l’Africa. Ci accolse un uomo barbuto oltre i sessant’anni che
si presentò come il preside. Prima di farci entrare ci spiegò che lì vivevano
1267 bambini dai quattro ai quindici anni e vivevano tutti in poche stanze.
L’uomo disse anche che la scuola andava avanti solo con le offerte, non c’erano
fondi. Lasciammo al preside le caramelle che avevamo portato perché i bambini ci
avevano quasi circondato. La maggior parte di loro era vestita con indumenti più
grandi di diverse taglie, strappati in più punti e completamente sporchi di
terreno. Ovviamente nessuno dei bambini aveva le scarpe. Il preside ci guidò in
una piccola stanza: non c’era pittura alle pareti, si vedevano i mattoni e le
finestre erano praticamente dei buchi nel muro. Non c’erano lampadine né porte,
era tutto aperto. Trovammo tanti bambini che cominciarono a cantare per noi una
canzone allegra in swahili. Erano lì, senza famiglia, senza casa, senza niente,
ma avevano un sorriso che ti scaldava il cuore. Scoppiai a piangere quando vidi
uno dei miei colleghi prendere in braccio un bambino che passava e abbracciarlo
forte. Chissà cosa pensavano quei bimbi nel vedere che loro cantavano ed io
piangevo! Purtroppo non riuscivo a farne a meno. Mi accorgevo che tutto il mondo
che avevo conosciuto fino a quel momento era così paradossale! Il preside ci
mostrò poi il suo ufficio: una stanzetta spoglia con una sedia ed una mini
scrivania sgangherata su cui giaceva un registro impolverato per i visitatori.
Chi voleva poteva firmare e lasciare un commento. Firmai con la mano tremante e
la vista annebbiata dalle lacrime. Il mio commento? /. Si potevano fare offerte,
così lasciai tutti i soldi che avevo in tasca, 50 euro. Per il preside era una
fortuna e mi baciò le mani, ringraziandomi. Uscimmo fuori per stare un po’ in
mezzo ai bambini. Qualcuno aveva la pelle ricoperta di bolle, altri avevano una
specie di muffa sui capelli. Mi ritrovai davanti un bambino con la sindrome di
kwashiorkor, indossava solo un paio di pantaloncini strappati. Mi guardò negli
occhi e mi pregò in inglese di dargli qualcosa da mangiare. «Scusa!» Risposi
scoppiando nuovamente in lacrime. Ecco, da quel giorno qualcosa in me è cambiato
profondamente.
Amore e guerra nasce più dalla passione per lo scrivere o
più dal desiderio di “riscattare” un paese tanto duramente colpito e
sofferente?
Mi sono servita della mia passione per lo scrivere per cercare di riscattare
appunto un paese che soffre come il Rwanda. Ho intrecciato una difficile storia
d’amore alle vicende storiche del 1994, anno del terribile genocidio ai danni
dell’etnia tutsi. Il mio romanzo è un tentativo di far conoscere a molti, anche
giovani, certi avvenimenti terribili che hanno toccato solo marginalmente le
nostre coscienze, ma è anche un grido d’accusa contro i ricchi governi
occidentali, dimostrando quanta responsabilità in realtà abbiano nelle vicende
del Rwanda e quanto dovrebbero vergognarsi per aver abbandonato alla morte un
milione di persone.
Ti va di raccontarci dei tuoi romanzi che hanno preceduto Amore e
guerra?
Sì. Il primissimo romanzo che ho scritto narra sotto forma di diario il mio
volontariato in Kenya. Anche in questo caso ho voluto far nascere una storia
d’amore tra una studentessa italiana (che viene ospitata appunto nella stessa
scuola kenyota dove io ho insegnato) e un giovane insegnante di Malindi. Il loro
amore è forte e appassionato, ma ostacolato dal tempo, dallo spazio, dalle
differenze culturali e dalle convenzioni sociali. Purtroppo questo romanzo,
perché lungo più di un milione di battute, è ancora alla ricerca di un
editore.
Una curiosità: perché accostare la parola “amore” alla parola
“guerra”?
È stata una scelta voluta proprio per contrapporre alla morte e alla
distruzione che la guerra porta, la fiducia e la forza dell’amore che non
dovrebbe mai cessare di esistere, neanche durante un conflitto, per
rappresentare una piccola speranza in un futuro incerto e
funesto.
Ringraziamo Ilaria per essere stata con noi e per l’amore che ha
saputo trasmetterci per un paese spesso così odiato, o forse, più semplicemente,
non amato.
qualcosa la caratterizza: forse l’essere già moglie e madre di due bambini alla
sua età o forse il suo grande amore per l’Africa, un paese che le è entrato nel
cuore dopo un’esperienza di volontariato.
Ciao Ilaria, ti va di raccontarci di te? Come hai iniziato a
scrivere?
Ciao a tutti! A dire la verità non ho iniziato a scrivere dall’oggi al
domani. Sin da piccola adoravo creare personaggi e storie. Davo sfogo alla mia
voglia di scrivere anche durante i temi in classe, tant’è che il professore di
italiano si lamentava sempre che fossero troppo lunghi! Con il tempo e le
esperienze della vita, i miei scritti si sono arricchiti di sentimenti e
sfumature emozionali che una bambina non può conoscere, ma anche degli eventi
che cambiano il nostro mondo e la nostra realtà. L’estate scorsa poi, quasi per
gioco, ho iniziato a scrivere un romanzo e sono rimasta stupita da quanto la mia
penna avesse sete di scrivere, di raccontare e di far emozionare gli altri. A
oggi ho scritto diversi romanzi che sono in attesa di pubblicazione.
Amore e guerra è il romanzo che esprime in tutto e per tutto
il tuo amore per l’Africa. In realtà questa tua passione ha origini più
profonde… ci racconti brevemente la tua esperienza di
volontariato?
Sì, questa passione è nata inaspettatamente nel 2005, quando
un’associazione ONLUS di Taranto ha proposto agli studenti più bravi della mia
scuola superiore di partire per un mese di volontariato in Kenya. A dire la
verità all’inizio avevo accettato più per la curiosità di visitare un altro
continente e per la mia passione per i viaggi e l’avventura. Quando però mi sono
ritrovata in quella realtà, ho capito che quello sarebbe stato per me qualcosa
di più di un semplice viaggio. Ho lavorato come insegnante in una scuola di
Malindi e a parole non si possono descrivere la gentilezza incondizionata degli
studenti, la povertà indicibile che ho visto per le strade, la sete di vita di
quel popolo, la natura selvaggia e incontaminata e, soprattutto, gli sguardi dei
bambini. Tutto il mio mondo è cambiato quando ho incontrato quegli occhi, ho
rimesso in gioco le mie sicurezze e le mie priorità, le mie comodità di “ricca”
cittadina del nord del mondo, le responsabilità dei bianchi nella povertà degli
africani. Credo che tutti dovrebbero andare in Africa almeno una volta nella
vita.
Amore e guerra narra la storia di una giovane educatrice
italiana, siamo nel 1994, in Rwanda: quanto ti riconosci in questo
personaggio?
Ho creato il personaggio di Siria partendo dalle emozioni che ho provato
direttamente in Africa e quindi ritrovo in lei l’amore per i bambini
dell’orfanotrofio e per una terra che soffre ingiustamente, la voglia di dare il
proprio contributo per cambiare almeno in parte il mondo e la disponibilità ad
ascoltare gli ultimi. Ma Siria non è solo questo: Siria è anche una donna
coraggiosa che si ritrova improvvisamente a rischiare la vita in un paese
straniero e dimostra coraggio e determinazione di fronte agli avvenimenti
crudeli di un conflitto. Non so quante persone riuscirebbero a trovare una tale
forza: credo che bisognerebbe viverlo per capire realmente.
Alcune delle vicende narrate nel tuo romanzo sull’Africa sono eventi
che realmente hai vissuto?
Certo, gli eventi vissuti sulla mia pelle sono sicuramente quelli narrati
nell’orfanotrofio dove Siria lavora, perché anch’io ho vissuto lo sconcerto per
una realtà tanto diversa dalla nostra che si è tramutato poi nella volontà di
dedicarsi completamente alla gente di un continente così meraviglioso. E poi
naturalmente i paesaggi, i colori, i profumi, i suoni e la vivacità dell’Africa
che troverete nel libro sono direttamente tratti da ciò che ho visto e
sentito.
Qual è l’evento che maggiormente ti ha toccata nella tua esperienza
missionaria?
Un pomeriggio io e i miei compagni di viaggio partecipammo ad un’escursione
in un orfanotrofio nella località di Gede, a pochi chilometri da Malindi. È lì
che vidi veramente l’Africa. Ci accolse un uomo barbuto oltre i sessant’anni che
si presentò come il preside. Prima di farci entrare ci spiegò che lì vivevano
1267 bambini dai quattro ai quindici anni e vivevano tutti in poche stanze.
L’uomo disse anche che la scuola andava avanti solo con le offerte, non c’erano
fondi. Lasciammo al preside le caramelle che avevamo portato perché i bambini ci
avevano quasi circondato. La maggior parte di loro era vestita con indumenti più
grandi di diverse taglie, strappati in più punti e completamente sporchi di
terreno. Ovviamente nessuno dei bambini aveva le scarpe. Il preside ci guidò in
una piccola stanza: non c’era pittura alle pareti, si vedevano i mattoni e le
finestre erano praticamente dei buchi nel muro. Non c’erano lampadine né porte,
era tutto aperto. Trovammo tanti bambini che cominciarono a cantare per noi una
canzone allegra in swahili. Erano lì, senza famiglia, senza casa, senza niente,
ma avevano un sorriso che ti scaldava il cuore. Scoppiai a piangere quando vidi
uno dei miei colleghi prendere in braccio un bambino che passava e abbracciarlo
forte. Chissà cosa pensavano quei bimbi nel vedere che loro cantavano ed io
piangevo! Purtroppo non riuscivo a farne a meno. Mi accorgevo che tutto il mondo
che avevo conosciuto fino a quel momento era così paradossale! Il preside ci
mostrò poi il suo ufficio: una stanzetta spoglia con una sedia ed una mini
scrivania sgangherata su cui giaceva un registro impolverato per i visitatori.
Chi voleva poteva firmare e lasciare un commento. Firmai con la mano tremante e
la vista annebbiata dalle lacrime. Il mio commento? /. Si potevano fare offerte,
così lasciai tutti i soldi che avevo in tasca, 50 euro. Per il preside era una
fortuna e mi baciò le mani, ringraziandomi. Uscimmo fuori per stare un po’ in
mezzo ai bambini. Qualcuno aveva la pelle ricoperta di bolle, altri avevano una
specie di muffa sui capelli. Mi ritrovai davanti un bambino con la sindrome di
kwashiorkor, indossava solo un paio di pantaloncini strappati. Mi guardò negli
occhi e mi pregò in inglese di dargli qualcosa da mangiare. «Scusa!» Risposi
scoppiando nuovamente in lacrime. Ecco, da quel giorno qualcosa in me è cambiato
profondamente.
Amore e guerra nasce più dalla passione per lo scrivere o
più dal desiderio di “riscattare” un paese tanto duramente colpito e
sofferente?
Mi sono servita della mia passione per lo scrivere per cercare di riscattare
appunto un paese che soffre come il Rwanda. Ho intrecciato una difficile storia
d’amore alle vicende storiche del 1994, anno del terribile genocidio ai danni
dell’etnia tutsi. Il mio romanzo è un tentativo di far conoscere a molti, anche
giovani, certi avvenimenti terribili che hanno toccato solo marginalmente le
nostre coscienze, ma è anche un grido d’accusa contro i ricchi governi
occidentali, dimostrando quanta responsabilità in realtà abbiano nelle vicende
del Rwanda e quanto dovrebbero vergognarsi per aver abbandonato alla morte un
milione di persone.
Ti va di raccontarci dei tuoi romanzi che hanno preceduto Amore e
guerra?
Sì. Il primissimo romanzo che ho scritto narra sotto forma di diario il mio
volontariato in Kenya. Anche in questo caso ho voluto far nascere una storia
d’amore tra una studentessa italiana (che viene ospitata appunto nella stessa
scuola kenyota dove io ho insegnato) e un giovane insegnante di Malindi. Il loro
amore è forte e appassionato, ma ostacolato dal tempo, dallo spazio, dalle
differenze culturali e dalle convenzioni sociali. Purtroppo questo romanzo,
perché lungo più di un milione di battute, è ancora alla ricerca di un
editore.
Una curiosità: perché accostare la parola “amore” alla parola
“guerra”?
È stata una scelta voluta proprio per contrapporre alla morte e alla
distruzione che la guerra porta, la fiducia e la forza dell’amore che non
dovrebbe mai cessare di esistere, neanche durante un conflitto, per
rappresentare una piccola speranza in un futuro incerto e
funesto.
Ringraziamo Ilaria per essere stata con noi e per l’amore che ha
saputo trasmetterci per un paese spesso così odiato, o forse, più semplicemente,
non amato.
La biodiversità...... sai cos'è?
Biodiversità è un termine molto ampio che comprende gli
esseri viventi che popolano la Terra. Anche noi facciamo parte della
biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre: la biodiversità ci fornisce
cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana.
Biodiversità è la varietà degli esseri
viventi che popolano la Terra, e si misura a livello di geni, di specie, di
popolazioni e di ecosistemi. Una varietà incredibile di organismi, esseri
piccolissimi, piante, animali ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, tutti
indispensabili. Anche noi facciamo parte della biodiversità e
sfruttiamo i servizi che ci offre: grazie alla biodiversità
la Natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia e risorse per la nostra
vita quotidiana.
Il 2010 è stato proclamato dall'Onu Anno Internazionale della Biodioversità
>>
La biodiversità è un patrimonio universale
per tutta l’umanità per questo conservarla deve diventare la nostra priorità.
Molti stati si sono impegnati a ridurre in modo significativo la perdita di
biodiversità entro il 2010. L’IUCN (The World Conservation
Union), il più grande network al mondo di esperti ambientali e associazioni non
governative, ha lanciato l’iniziativa Countdown 2010 con l’obiettivo di ricordare ai
vari governi gli impegni presi e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo
tema.
Biodiversità, quindi, come ricchezza di vita
sulla Terra. Batteri, farfalle, balene e foreste tropicali, sono solo alcuni dei
componenti della biodiversità della Terra, l’immensa varietà
delle forme viventi che rende il nostro pianeta unico. Fino a oggi sono state
descritte oltre 1 milione e 700 mila specie, ma in realtà si ipotizza che ne
possano esistere oltre 12 milioni: moltissime aspettano di essere
scoperte!
I numeri della
biodiversità
La biodiversità nel mondo ha dei numeri
impressionanti. Gli esseri viventi, dai batteri invisibili a occhio nudo alle
piante, fino ai più grandi mammiferi, sono raccolti in circa 2 milioni di specie
a oggi conosciute: Batteri 10.000 specie; Funghi 72.000 specie; Protisti
50.000 specie; Piante 270.000 specie. Le
specie animali sono circa 1.318.000, di cui 1.265.000 invertebrati e 52.500 vertebrati (2.500 pesci, 9.800 uccelli, 8.000 rettili,
4960 anfibi, 4.640 mammiferi).
La biodiversità non è un fenomeno recente, ma
è il frutto di 3 miliardi e mezzo di anni di evoluzione. In un certo senso la
possiamo paragonare a una assicurazione, perché garantisce la sopravvivenza
della vita sulla Terra.
L’Italia può vantarsi di possedere un patrimonio di
biodiversità straordinario. La biodiversità in Italia è infatti molto ricca e
varia: laghi, fiumi stagni, zone umide con migliaia di uccelli, pesci e
invertebrati, e poi le formazioni boschive, dalle foreste mediterranee fino ai
boschi di conifere di alta quota. Persino gli ambienti costieri superstiti
ospitano ancora migliaia di specie di pesci, intere colonie di uccelli marini e
comunità di invertebrati acquatici.
Alcuni ambienti nel mondo sono particolarmente ricchi di
biodiversità: le barriere coralline, le foreste tropicali e gli
estuari dei fiumi ospitano circa la metà degli essere viventi del Pianeta, anche
se ricoprono solo il 6% della superficie terrestre.
La biodiversità garantisce la sopravvivenza
della vita sulla Terra. L’uomo non ha il diritto di estinguere specie viventi.
Invece ha il dovere di preservare l’ambiente e le risorse della Terra per le
generazioni future.
esseri viventi che popolano la Terra. Anche noi facciamo parte della
biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre: la biodiversità ci fornisce
cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana.
Biodiversità è la varietà degli esseri
viventi che popolano la Terra, e si misura a livello di geni, di specie, di
popolazioni e di ecosistemi. Una varietà incredibile di organismi, esseri
piccolissimi, piante, animali ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, tutti
indispensabili. Anche noi facciamo parte della biodiversità e
sfruttiamo i servizi che ci offre: grazie alla biodiversità
la Natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia e risorse per la nostra
vita quotidiana.
Il 2010 è stato proclamato dall'Onu Anno Internazionale della Biodioversità
>>
La biodiversità è un patrimonio universale
per tutta l’umanità per questo conservarla deve diventare la nostra priorità.
Molti stati si sono impegnati a ridurre in modo significativo la perdita di
biodiversità entro il 2010. L’IUCN (The World Conservation
Union), il più grande network al mondo di esperti ambientali e associazioni non
governative, ha lanciato l’iniziativa Countdown 2010 con l’obiettivo di ricordare ai
vari governi gli impegni presi e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo
tema.
Biodiversità, quindi, come ricchezza di vita
sulla Terra. Batteri, farfalle, balene e foreste tropicali, sono solo alcuni dei
componenti della biodiversità della Terra, l’immensa varietà
delle forme viventi che rende il nostro pianeta unico. Fino a oggi sono state
descritte oltre 1 milione e 700 mila specie, ma in realtà si ipotizza che ne
possano esistere oltre 12 milioni: moltissime aspettano di essere
scoperte!
I numeri della
biodiversità
La biodiversità nel mondo ha dei numeri
impressionanti. Gli esseri viventi, dai batteri invisibili a occhio nudo alle
piante, fino ai più grandi mammiferi, sono raccolti in circa 2 milioni di specie
a oggi conosciute: Batteri 10.000 specie; Funghi 72.000 specie; Protisti
50.000 specie; Piante 270.000 specie. Le
specie animali sono circa 1.318.000, di cui 1.265.000 invertebrati e 52.500 vertebrati (2.500 pesci, 9.800 uccelli, 8.000 rettili,
4960 anfibi, 4.640 mammiferi).
La biodiversità non è un fenomeno recente, ma
è il frutto di 3 miliardi e mezzo di anni di evoluzione. In un certo senso la
possiamo paragonare a una assicurazione, perché garantisce la sopravvivenza
della vita sulla Terra.
L’Italia può vantarsi di possedere un patrimonio di
biodiversità straordinario. La biodiversità in Italia è infatti molto ricca e
varia: laghi, fiumi stagni, zone umide con migliaia di uccelli, pesci e
invertebrati, e poi le formazioni boschive, dalle foreste mediterranee fino ai
boschi di conifere di alta quota. Persino gli ambienti costieri superstiti
ospitano ancora migliaia di specie di pesci, intere colonie di uccelli marini e
comunità di invertebrati acquatici.
Alcuni ambienti nel mondo sono particolarmente ricchi di
biodiversità: le barriere coralline, le foreste tropicali e gli
estuari dei fiumi ospitano circa la metà degli essere viventi del Pianeta, anche
se ricoprono solo il 6% della superficie terrestre.
La biodiversità garantisce la sopravvivenza
della vita sulla Terra. L’uomo non ha il diritto di estinguere specie viventi.
Invece ha il dovere di preservare l’ambiente e le risorse della Terra per le
generazioni future.